lunes, 30 de diciembre de 2013

XXII Encuentro Práctico de Profesores de Español



Con la ayuda de Twitter pude recoger in dos días un montón impresionante de informaciones, simplemente siguiendo a personas y leyendo sus tuits a propósito del XXII Encuentro Práctico de Profesores de Español.

Quiero simplemente subrayar las potencialidades de Twitter como agregador de informaciones. Aunque no soy un profesor sino un simple estudiante de lenguas, de verdad examinar los enlaces me permitió lograr más conocimiento: informaciones que me ayudaron a ampliar mi PLE, conocer nuevas realidades y desarrollar nuevas estrategias tanto en mi carrera de traductor como en mi pasatiempos personales (¡el curso de HTML/CSS en Codecademy fue maravilloso!). 

La otra cara de la moneda es que ahora estoy totalmente enganchado – de manera positiva, claro – y cada vez que abro mi navegador tengo que echar un vistazo a los últimos tuits para ponerme al día con artículos potencialmente interesantes. Pero sin duda eso me acostumbra cada vez más al proceso de seleccionar, resumir, reorganizar y producir nueva información: un proceso muy importante para todos los “dospuntoceristas” de hoy.

Os dejo una lista con todos los enlaces que visité durante el Encuentro. Tratan de sujetos muy diferentes, pero todos pertenecen al mundo 2.0 y a las problemáticas y curiosidades de la lengua. Algunos son artículos, otros vídeos, hay cursos y también noticias útiles para quien quiere ser informado aunque no es docente de ELE. 

Gracias a todos los partecipantes por su generosidad, su disponibilidad y su ganas de compartir.

  1. Taller de Identidad digital
  2. MOOCs, remedios para traductores en crisis
  3. 8 Surprising Ways Music Affects and Benefits our Brains
  4. "La formación de profesorado del siglo XXI" (Congreso Eminent 2013)
  5. TIC y Educación: evolución de la educación, transformación del aprendizaje
  6. De las Competencias Clave en Europa a las Competencias Básicas en España
  7. Tecnorrevolución en las aulas
  8. Ayude a sus estudiantes a recordar lo que aprenden: 3 Fundamentos Científicos
  9. 20 herramientas donde monitorizar un hashtag
  10. Lingualia, red social para aprender idiomas, llega a los 50 mil estudiantes y lanza app para Android
  11. Procrastinate: ¿Una enfermedad o una cura?
  12. ‘Palabras moribundas’ que quizá no oigas nunca más
  13. InDesign para traductores
  14. Algunas formas de ganar experiencia en traducción
  15. Características 2.0 de un profesor de E/LE
  16. Codecademy
  17. Sitios web para descargar e-books gratis
  18. Un resumen de las Universidades que ofrecen cursos gratis en Internet
  19. Los videojuegos pueden ayudarnos a entender mejor el mundo
  20. RAE: Porqué / porque / por qué / por que
  21. Los niños buscan las reglas de construcción de las palabras antes de poseer un vocabulario extenso
  22. 9 ridiculously useful Spanish expressions
  23. 5 ejemplos de gamificación en el aprendizaje
  24. Los secretos del un buen perfil de freelance
  25. Entornos Personales de Aprendizaje (PLE) para el desarrollo profesional docente
  26. Las apariencias engañan…
  27. Changing The Game: What Happens When Video Games Enter the Classroom?
  28. Y tú, ¿escuchas música mientras traduces?
  29. Entornos y redes personales de aprendizaje del profesor de ELE
  30. Las nuevas tecnologías como factores de la expansión lingüística del español
  31. Productividad y velocidad de traducción
  32. Vademécum del traductor
  33. Diccionario de gestos españoles
  34. Lista de abreviaturas
  35. XIV Encuentro Práctico de Profesorado de ELE Madrid 2013
  36. Impresiones sobre el XXII Encuentro Práctico de Barcelona
  37. Gdoc XXII Encuentro Práctico de Profesores de Español

miércoles, 4 de diciembre de 2013

Un cerebro, dos lenguas: ventajas lingüísticas y cognitivas del cerebro infantil

Un cervello, due lingue: vantaggi linguistici e cognitivi del bilinguismo infantile
 
Antonella Sorace
Università di Edimburgo

Il mantenimento della diversità linguistica, in Italia e nel resto dell’Europa, dipende dalla trasmissione delle lingue da una generazione alla successiva. Il bilinguismo nei bambini deve essere compreso e incoraggiato, ma nonostante gli interventi legislativi che tutelano le lingue minoritarie, questo fenomeno è in calo. Quali sono i vantaggi per il cervello infantile? Come può il bilinguismo far sopravvivere le lingue minoritarie?

Il bilinguismo è ancora visto come eccezione nella nostra società, ed è spesso oggetto di pregiudizio e disinformazione. L'idea che imparare due lingue sia faticoso per il processo cognitivo infantile, o che ne disturbi lo sviluppo è alla base delle decisioni prese da numerose famiglie, politici e insegnanti, che quindi influenzano la vita dei bambini potenzialmente bilingui. Molti genitori pensano che l'esposizione a due lingue causa problemi, e demordono; o preferiscono attendere (spesso sino a quando è troppo tardi); a volte gli insegnanti attribuiscono al fenomeno la responsabilità di eventuali problemi scolastici. Si tenta quindi di ristabilire l'ambiente monolingue per risolvere il problema.

A volte invece esistono idee positive, ma dovute a mancanza di informazione (es. bilinguismo come naturale conseguenza di due genitori che parlino due lingue diverse, o utilità del bilinguismo solo quando si sviluppa su due lingue a larga diffusione), che si risolvono spesso in un uguale insuccesso.

La ricerca recente sul cervello bilingue ha sfatato questi pregiudizi, dimostrando anche che lo sviluppo bilingue va oltre la mera conoscenza di due lingue. Oltre ai vantaggi noti (accesso a due culture, maggiore tolleranza, vantaggi sul mercato del lavoro) esistono quelli meno conosciuti, e tuttavia più importanti, che influenzano il ragionamento e il comportamento.

Per capire questi vantaggi, si deve comprendere che il cervello è perfettamente in grado di gestire due o più lingue simultaneamente: in molte zone del mondo è normale crescere bilingue, ed è invece il monolinguismo a costituire un'eccezione. La ricettività del cervello infantile è massima nei primi anni di vita: per questo i bambini imparano qualsiasi lingua senza sforzo. È un apprendimento diverso da quello scolastico, perché spontaneo e naturale se il bambino ha occasione e motivazione per usare le lingue. Gli effetti sono molteplici, in vari ambiti: innanzitutto una maggiore conoscenza naturale della struttura del linguaggio (il bambino “gioca” con le lingue, mescolando accenti o provando traduzioni impossibili da lingua a lingua); una maggior abilità di distinzione tra forma e significato (per la presenza di due vocaboli per lo stesso referente e quindi due espressioni dello stesso concetto) che facilita l'apprendimento della lettura e scrittura, nonché l'apprendimento di una terza o quarta lingua; una maggiore e più precoce consapevolezza dei diversi punti di vista adottati dalle altre persone (e quindi una maggior flessibilità nella capacità di interazione e adattamento della lingua in base al tipo di persona con cui si parla). Seguono poi i benefici più generali e più conosciuti a proposito del controllo esecutivo sull'attenzione: i bilingui passano più rapidamente, rispetto ai monolingui, da un compito ad un altro ignorando fattori di interferenza. Questo accade perché i bilingui sviluppano un meccanismo inibitorio che consente loro di mantenere separate le lingue e limitare l'interferenza della lingua non in uso su quella in uso: la ripetizione di questa pratica si riflette su attività che richiedono attenzione e controllo esecutivo, migliorando l'abilità di “multitasking”. Alcuni di questi vantaggi vengono mantenuti nella terza età, ritardando nei bilingui il declino delle funzioni cognitive che accompagna l'invecchiamento. Ciò avviene in tutti i bilingui a prescindere da quali lingue parlino. Non esistono lingue “inutili”, da qui il vantaggio di apprendere le lingue minoritarie.

Anche il pregiudizio secondo il quale il bambino confonda le due lingue finendo per non parlarne bene nessuna è stato sfatato: la capacità percettive di tutti i bambini sono molto sviluppate, e tutti sanno riconoscere i suoni della propria lingua molto prima di iniziare a parlarla.

Ricapitolando, il bilinguismo infantile è tutt'altro che dannoso: comporta invece notevoli benefici cognitivi specialmente se il bambino è esposto ad entrambe le lingue sin dalla nascita, e se continua a praticarle entrambe. Va però sottolineato che il bambino deve essere cosciente di come famiglia e comunità apprezzino le lingue, in modo da incoraggiarne l'uso non solo in famiglia ma in tutte le situazioni; inoltre, l'esposizione linguistica deve avvenire in modo continuato attraverso differenti mezzi (libri, video, giochi, ecc.) che non solo fungano da input, ma anche da incentivo.

Insomma: stimolare, motivare, incoraggiare l'uso della lingua.

A Edimburgo promuoviamo Bilingualism Matters, un servizio divulgativo per aumentare conoscenza e consapevolezza dei vantaggi del bilinguismo infantile (specialmente quelli cognitivi, quasi sconosciuti al di fuori della ricerca accademica): a seguito della nostra campagna informativa, l'interesse generale per il bilinguismo attivo è cresciuto e in diverse località si stanno sviluppando iniziative analoghe.

Concludendo, qualsiasi intervento legislativo a sostegno e tutela delle lingue minoritarie dovrebbe essere accompagnato da interventi che migliorino la conoscenza e la consapevolezza di quanto è importante il bilinguismo in lingua minoritaria per la mente del bambino. Il messaggio da trasmettere è che la possibilità di crescita bilingue, nelle comunità dove si parlano lingue minoritarie, è un'occasione da non perdere.

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Un cerebro, dos lenguas: ventajas lingüísticas y cognitivas del cerebro infantil
 
Antonella Sorace
Universidad de Edimburgo

Mantener una diversidad lingüística, en Italia como en Europa, depende de la transmisión de las lenguas desde una generación a la generación siguiente. El bilingüismo de los niños debe ser comprendido y fomentado, pero a pesar de aquellas leyes que protegen las lenguas minoritarias este fenómeno está desapareciendo. ¿Tiene ventajas para el cerebro infantil? ¿Cómo puede ayudar a las lenguas minoritarias a supervivir?

El bilingüsmo todavía parece una excepción en nuestra sociedad, y muchas veces está sujeto a prejuicio y desinformación. Se cree que aprender dos lenguas es difícil para el proceso cognitivo infantil, o que constituye un disturbo para el desarrollo: estas creencias están en la base de decisiones tomadas por familias, políticos y enseñantes, que de esta manera condicionan la vida de los niños potencialmente bilingües. Muchos padres piensan que la exposición a dos lenguas es problemática, y dejan el aprendizaje; o prefieren esperar (muchas veces hasta que es demasiado tarde); a veces los enseñantes atribuyen al fenómeno del bilingüismo la responsabilidad de problemas en la escuela. Entonces se intenta restablecer un entorno monolingüe para resolver el problema.

Por otro lado hay ideas positivas, aunque producidas por falta de información (ej. bilingüismo como natural consecuencia de dos padres que hablan dos idiomas diferentes, o la utilidad del bilingüismo solo cuando se desarrolla en dos lenguas a larga difusión), que a menudo terminan con igual fracaso.

La investigación reciente sobre el cerebro bilingüe ha refutado estos prejuicios, explicando cómo el desarrollo bilingüe vaya más allá del simple conocimiento de dos idiomas. Además de las ventajas conocidas (acceso a dos culturas, mayor tolerancia, ventajas en el trabajo) existen aquellas menos conocidas, que son de todo caso más importantes dado que influyen en el razonamiento y la actitud.

Para comprender estas ventajas, debe ser claro cómo el cerebro sea perfectamente capaz de gestionar dos o más lenguas al mismo tiempo: en muchos países del mundo es normal crecer bilingüe, y es en cambio el crecimiento monolingüe que constituye una excepción. La receptividad del cerebro infantil es máxima durante los primeros años de vida: por eso los niños aprenden cualquier idioma sin esfuerzo. Se trata de un aprendizaje diferente de aquello escolar, porque es espontáneo y natural cuando el niño tiene oportunidad y enfoque para utilizar las lenguas. Los efectos son muchos: antes que nada, un mayor conocimiento natural sobre la estructura del lenguaje (el niño “juega” con las lenguas, mezclando acentos o intentando traducciones imposibles desde una lengua hasta otra); una mayor habilidad de diferenciación entre forma y sentido (por la posesión de dos palabras para el mismo referente, es decir dos expresiones para el mismo concepto) que facilita el aprendizaje de la lectura y escritura, así como el aprendizaje de una tercera o cuarta lengua; una mayor y más precoz conciencia de los diferentes puntos de vista adoptados por las otras personas (y por lo tanto una mayor flexibilidad en la capacidad de interacción y adaptación de la lengua dependientemente del tipo de persona con la que se habla). Después hay beneficios más generales y más conocidos a propósito del control ejecutivo sobre la atención: con respecto a los monolingües, los bilingües pueden ir desde una tarea hasta otra ignorando las fuentes de interferencia. Eso pasa porque los bilingües desarrollan un mecanismo inhibitorio que les permite mantener separadas sus lenguas, y limitar la interferencia de la lengua utilizada sobre aquella no utilizada: repetir esa práctica se refleja en actividades que necesitan atención y control ejecutivo, mejorando el “multitarea”. Algunas de estas ventajas se mantienen en la tercera edad, retardando en los bilingües la decadencia de las funciones cognitivas que son paralelas al envejecimiento. Eso pasa en todos los bilingües, prescindiendo de qué lenguas hablen. No existen idiomas “inútiles”, de aquí la ventaja del aprendizaje de las lenguas minoritarias.

También el prejuicio según el cual el niño confunde las dos lenguas y se acaba sin hablar bien ninguna ha sido refutado: las capacidades perceptivas de todos los niños están muy desarrolladas, y todos son capaces reconocer los sonidos de su propia lengua mucho antes de que empiecen a hablarla.

Recapitulando, el bilingüismo infantil no es dañino: lleva beneficios cognitivos relevantes, sobre todo si el niño está expuesto a ambos idiomas desde su nacimiento y sigue practicándolos. Se destaca que el niño debe ser conciente de cómo familia y comunidad aprecien las lenguas, así que se empuje su uso no solo en familia, sino en todas las situaciones; además, la exposición lingüística debe ocurrir duraderamente a través de diferentes medios (libros, videos, juegos, etc.) que no solo constituyan un “input”, sino un estímulo.
En suma: estimular, motivar y animar el uso de la lengua.

En Edimburgo promovimos Bilingualism Matters, un servicio de divulgación para difundir conocimiento y conciencia sobre las ventajas del bilingüismo infantil (especialmente aquellos cognitivos, casi desconocidos fuera del marco de la investigación universitaria): después nuestra campaña informativa, el interés público en el bilingüismo activo ha crecido, y en varios lugares se están desarrollando iniciativas parecidas.

Concluyendo, cualquier ley que sostiene y defende las lenguas minoritarias debería ser parecida a intervenciones que mejoren el conocimiento y la conciencia de cuánto el bilingüismo en lengua minoritaria es importante para el cerebro del niño. El mensaje que hay que transmitir es que la posibilidad de crecimiento bilingüe, en comunidades donde se hablan lenguas minoritarias, es una ocasión que no debe perderse.

Glosario descargable (.xls):
http://verbum.wikispaces.com/Investigaci%C3%B3n+ling%C3%BC%C3%ADstica